Giro d’Italia, Quintana e Rodriguez su tutti Ma è una corsa senza padroni

Corsa rosa al via da Belfast. Il colombiano e lo spagnolo sembrano avere qualcosa in più, ma sembrano tante le soluzioni. L’Italia punta su Pozzovivo, scommette su Aru e propone un usato sicuro con Basso e Scarponi.

Giro d'Italia, Quintana e Rodriguez su tutti  Ma è una corsa senza padroni

Un Giro senza un apparente dominatore quello al via venerdì da Belfast, con le stelle di prima grandezza, la rosa uscente Nibali, Froome, Contador, tutte proiettate verso il Tour de France. Una ricetta che fa pensare ad una corsa equilibrata e altamente spettacolare, anche se la teoria può sembrare un paradosso. C’è ovviamente un uomo che emerge, ce n’è un altro che lo segue a ruota, ma ci sono anche tanti corridori che sono lì, pronti a scrivere le loro storie, a sognare. Adeguata, almeno sulla carta, anche la distribuzione del percorso: c’è tanta salita, ma se la può giocare anche un bel passista che non si pianta su pendenze importanti. Accennavamo all’uomo che emerge. E’ Nairo Quintana, il colombiano dalla faccia senza età (in realtà ha 24 anni), che al Tour de France dello scorso anno è stato l’unico a creare qualche insidia – senza esagerare – al dominatore Chris Froome. Inizio stagionale ottimo, con la vittoria al Tour de San Luis, quindi un sapiente avvicinamento al Giro, senza strafare ma limando la condizione.

Sulla strada del mitico Herrera (da vittoria alla Vuelta e da pois al Tour), il dubbio sul colombiano è di natura psicologica. Riuscirà il buon Nairo a reggere la pressione psicologica del favorito? Alla Tirreno Adriatico ha avuto grossa personalità a sfidare Contador, ma il pistolero gli ha fatto fare la figura del pivello. Dubbi anche sull’altro favorito, Joquim Rodriguez. Purito ha passato un periodo da incubo nella campagna delle Ardenne, minato nel fisico ed anche nel morale da cadute continue. Non ha mai vinto una grande corsa a tappe collezionando podi. Nel 2012 sembrava la volta buona, ma a rovinare la festa ci ha pensato il canadese Ryder Hesjedal: l’ex biker ci sarà anche quest’anno, ma non sembra proprio agli antichi livelli. Anzi, l’uomo di punta della Garmin sembra essere più Daniel Martin: enfant du pays insieme a Nicolas Roche – i due sono cugini nella grande famiglia del patriarca Stephen – da cui si aspettano corse importanti, e non solo sul suolo irlandese.

Dunque, due favoriti ma non troppo, che dovranno guardarsi da molti antagonisti. Ad esempio, il Cadel Evans visto in Trentino va molto più forte di quello che lo scorso anno conquistò comunque un onorevole podio. E stavolta non c’è Nibali… L’ex campione del mondo, che con la corsa rosa (famosa una cotta presa da sconosciuto in rosa a Folgaria) ha sempre avuto un rapporto controverso, perse la lotta per la seconda piazza contro Rigoberto Uran. Da uomo Sky, il colombiano è passato all’Omega Pharma, squadra dove potrà avvalersi della saggezza di Thomas De Gendt, terzo nell’edizione 2012 ed autore della classica impresa di altri tempi tra il ghiaccio dello Stelvio.

Ma il Giro d’Italia potrà essere degli italiani? Complicato, ma non impossibile. Domenico Pozzovivo non è corridore di primo pelo, ma a 31 anni potrebbe tentare il salto di qualità. Le Cote della Liegi affrontate con grande personalità ed uno stato di forma apparso buono fanno ben sperare. La scommessa si chiama Fabio  Aru, oggettivamente ancora acerbo ma pronosticato dagli addetti ai lavori come l’italiano del futuro per le corse a tappe. E poi c’è l’usato sicuro. Michele Scarponi (capitano di Aru all’Astana) e Ivan Basso. Sicuro, perchè sapranno recitare in qualche modo un ruolo nella corsa, anche se sinceramente, pronosticarli per la vittoria finale appare azzardato. Oltre a questi proviamo a dare spazio ad una sorpresa, un corridore completo come Dario Cataldo che per la prima volta in carriera avrà grossi spazi dal suo team, lo Sky, che ha perso pezzi in serie: l’ultimo, dopo il forfait di Porte, quel Kennaugh che così bene aveva fatto alla Settimana Coppi&Bartali.

Tornando alla truppa straniera, da seguire anche polacchi Majka e Niemiec, in grande evidenza per lunghi tratti della scorsa edizione. Infine una curiosità: Pierre Rolland è stato indicato dai francesi come uomo da podio al Tour, per ora non ha confermato le attese, ma c’è ancora spazio. Per chiudere uno sguardo a cacciatori di tappe ed ai velocisti. Tra i primi potrebbe esserci qualche uomo di classifica costretto a ripiegare su altre soluzioni. A questi aggiungiamo, Diego Ulissi, Moreno Moser (la dinastia torna al Giro 28 anni dopo zio francesco) e Damiano Cunego, quest’ultimo in quel limbo indefinibile tra aspirazioni finali e parziali.

Tra i velocisti i duelli sono stuzzicanti. In assenza di Mark Cavendish, l’uomo da battere è tedesco Marcel Kittel. Occhio al ruvido francese Bouhanni, ma anche l’Italia non sta messa male. Elia Viviani (il più interessante di una nouvelle vague che presenta gente come Nizzolo) è pronto per un ruolo importante, poi c’è Petacchi. Quaranta anni, è il più vecchio: una squadra che nelle volate lavorerà per lui e tanto voglia di tornare contro pronostico ad antichi fasti.

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