Grandissimo successo di partecipazioni alla prova svolta a Gaiole in Chianti: 205 km sulle colline senesi di cui 113 senza asfalto, con strappi micidiali che vanno oltre il 20%
ROMA – Si parte col sorriso e non solo per l’eccentrico abbigliamento “old time” dei partecipanti o per la bici d’annata, spesso più un mucchio di ruggine che luccicante “specialissima” da gran fondo. Si arriva con il sorriso, anche dopo i terribili 205 chilometri su e giù per le colline senesi con qualcosa come 113 km di strada sterrata e con strappi micidiali (oltre il 20%) che costringono i meno preparati al piede a terra. E’ questo il “fil rouge” dell’Eroica, la manifestazione che si è svolta domenica a Gaiole in Chianti che ha richiamato qualcosa come 4.150 appassionati da tutto il mondo.
Sorridere a fronte di una fatica sconciante? Incredibile ma vero. Per chi è abituato all’atmosfera cupa, tesa e pesante che precede la partenza di quasi tutte le gran fondo amatoriali è il dato che colpisce di più. E ti fa capire di che carattere particolarissimo è fatta questa manifestazione ideata ben 15 anni fa da un giovane medico di Gaiole, Giancarlo Brocci e dal suo più fido collaboratore, Claudio Marinangeli, e oggi divenuta un vero e proprio “cult” del genere. Bici rigorosamente “antiche”, con almeno 30 anni di “anzianità di servizio”, niente cronometro, partenze alla francese, a gruppetti. Alle prime luci dell’alba per gli “eroici” che puntano al tracciato più lungo. E poi via via gli altri.
Il sorriso è la gioia di esserci, di partecipare, al di là e al di sopra di noiose ed alienanti classifiche che sottolineano il più delle volte un finto dilettantismo sconfinante facilmente nella farmacia vietata e nell’imbroglio. Perché qui, all’Eroica non conta in “quanto” la fai, ma conta “farla” e basta. Esserci, appunto. Una rarità nell’inferno ultra competitivo delle altre manifestazioni e che, proprio per questo, attira sempre più appassionati. C’è Gianni il meccanico con gli occhiali a forma di bici; c’è Domenico il “professore” noto chirurgo romano, ci sono Gianluca, Giorgio, Giuseppe, Mario agguerriti avvocati capitolini, c’è Roberto il “conte” , ormai più pedalatore che imprenditore, c’è il giornalista, lo studente, l’impiegato, l’operaio. Un mondo intero che attraverso il severo filtro della fatica riscopre valori dimenticati.
“Il successo dell’Eroica? Siamo andati incontro al bisogno di questa società di riscoprire il piacere della conquista. L’uomo contro la strada di terra. L’uomo non tecnologico – per questo l’obbligo ad usare bici datate – e la natura. Dentro la natura. Adesso ci sarà anche una componente di moda, ma alla base c’è solo il piacere della fatica vera”. Un messaggio diretto soprattutto ai giovani. “Abbiamo di fronte una generazione senza passioni. Dobbiamo aiutarla a riscoprirle. C’è bisogno di qualcosa che dia il senso del valore reale delle cose. E niente più della fatica su una rampa che magari ti costringe al piede a terra può dare la dimensione giusta. L’Eroica è solo una proposta per riscoprire se stessi e l’anima vera e pulita di questo sport spesso bistrattato”.
Parole che solo chi ha toccato con mano l’aspra durezza degli strappi di Vagliagli o della Volpaia può comprendere a fondo. Pedali e sudore, polvere e fatica. Qui non si bara, sarebbe inutile: non c’è classifica. Qui ai ristori ci si ferma, non si passa via furtivi per risparmiare qualche secondo. Qui l’idea del viaggio, dell’avventura è parte integrante del tutto e puoi finalmente alzare lo sguardo dal manubrio. In cima alla Volpaia ti attende un piatto di eccellente ribollita e un bicchiere di Chianti, quello vero. Altro che barrette, integratori e gel anti fatica. A Radda c’è del sanissimo pane, vino e zucchero. Qui ci si guarda attorno (quando le severità della strada lo consentono…) per scoprire una natura splendida, fatta di colline e vigne pulite, ordinate in modo quasi maniacale, di borghi antichi, di fontane d’acqua purissima, dicolori vividi: è l’autunno appena incipiente. Come fa non piacere tutto questo? Lo sanno bene i tanti stranieri, (evidentemente più scaltri dei nostri…) che hanno scoperto la zona proprio attraverso l’Eroica. Una volta guardati con scetticismo e curiosità, oggi come elemento importante di un’economia turistica che cresce.
Per questo si sono consorziati in 12 comuni per costruire addirittura un vero e proprio catasto delle strade bianche: un patrimonio da perservare. Che il presidente della Provincia Bezzini definisce “Un’incredibile ricchezza e una straordinaria opportunità per il turismo”
La moda ha portato anche il diffondersi di un vero e proprio mercato dell’usato antico, sembra molto fiorente e alla nascita di una rivista assolutamente dedicata: “Bici d’Epoca”. “Potremmo raddoppiare il numero degli iscritti in base alle richieste che ci arrivano da tutto il mondo – dice Brocci – ma vogliamo mantenere la nostra identità artigianale. Siamo un paese di 2.600 anime e già far fronte ad oltre il doppio di persone che si muovono dentro e attorno alla manifestazione è tanto. Vogliamo continuare a garantire a tutti un’assistenza adeguata”. Quanto resisteranno alle lusinghe del business?
Pedalare qui non è uno scherzo. A cominciare dal primo sterrato che si inerpica all’interno del Castello di Brolio, tornanti scavati nella ghiaia e nella polvere, e una discesa da brivido; per arrivare a San Donato, passando per la Volpaia, terribile e impietosa, con tratti al 20%. Puoi sentire il fiato pesante del vicino, puoi vedere tanti a lato della strada cambiare il tubolare per l’ennesima bucatura, il prezzo inevitabile della strada bianca, puoi osservare gente sfinita che cammina sulle salite più dure; ma il sorriso, quello no. Non scompare mai dal volto.