Aru e Quintana, un Giro d’Italia che guarda al futuro

Aru Quintana - Pagina FB Giro d'Italia

Si è conclusa con la frazione odierna a Trieste la 97^ edizione del Giro d’Italia, la principale corse ciclistica che si svolge in territorio nostrano. 21 tappe, oltre 3000 chilometri totali tra salite, discese, pioggia, cadute e neve. Ma anche rivalità, alleanze, sguardi, attacchi e cronometri. Tre settimane di festa per tutta la penisola e non solo che hanno incoronato il colombiano Nairo Quintana, capace di precedere sul podio finale il connazionale Rigoberto Uran e il sardo Fabio Aru.

Proprio Quintana e Aru sono i due principali volti di questo Giro d’Italia, assieme a Michael Matthews, Marcel Kittel (un’esperienza breve ma intensa) e Nacer Bouhanni. La gioventù che avanza, pronta a prendere il posto delle vecchie generazioni, di quei corridori che hanno scritto la storia di questo sport negli ultimi anni. Già dalla prossima stagione questi corridori potrebbero arrivare a giocarsi tutte le corse più importanti al mondo: dalla Milano-Sanremo al Tour de France, tantissime corse potrebbero vedere protagonisti atleti definitivamente sbocciati proprio in questa edizione della corsa rosa.

Per Quintana si è trattato della prima vittoria in un grande giro, maturata dopo due settimane non facilissime nella leggendaria tappa dello Stelvio, che per diversi motivi è destinata a passare alla storia. Tra incomprensioni radio e tanto coraggio il colombiano ha inflitto distacchi pesantissimi a tutti gli avversari, proiettandosi in maglia rosa, poi difesa senza particolari patemi fino alla tappa di oggi. Quasi mai è sembrato al limite nell’ultima settimana, quando la gamba ha cominciato a girare veramente. Nel suo futuro, nei prossimi anni, potrebbe esserci la maglia gialla del Tour de France. Intanto, guida una giovane generazione di colombiani che sembra destinata a dominare la scena quantomeno per i prossimi 10 anni, con nuovi nomi che spuntano come funghi anno dopo anno.

Questi 21 giorni sono stati il definitivo trampolino di lancio anche per Fabio Aru: trovatosi i gradi di capitano in mano quasi per caso dopo le difficoltà di Michele Scarponi, il giovane sardo ha saputo chiudere sul podio, a meno di un minuto da Rigoberto Uran, mettendo in luce tutte le proprie doti. Fortissimo in salita, tanto da staccare tutti e vincere a Montecampione, straordinario nella cronoscalata del Grappa e bravo in tutte le fasi di corsa. Le doti fisiche, e non solo, si sono palesate sotto gli occhi di tutti gli appassionato, dando il via alla ‘Fabio Aru Mania‘, che ha coinvolto tutti (o quasi). D’ora in avanti le pressioni su questo ragazzo potrebbero crescere ancora, ma la sensazione è che in seno all’Astana abbia trovato l’ambiente giusto per crescere senza andare a bruciare le tappe grazie all’esperienza di Beppe Martinelli.

Il futuro, per il mondo del ciclismo, è iniziato tre settimane fa.

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